Il Teatro comunale Giuseppe Verdi di Gorizia è divenuto, nel corso di questi anni, un punto di riferimento e di eccellenza per lo spettacolo dal vivo a livello regionale. Ha alle spalle una storia lunga oltre 250 anni.
Una storia complessa in cui le vicende del teatro si intrecciano, e come potrebbe essere diversamente, con quelle politiche, economiche e sociali della Città oltre che, ovviamente, con quelle più strettamente culturali. Una storia che, per sommi capi, inizia con l’inaugurazione nella primavera del 1740 del “Teatro nuovo di Gorizia” detto anche teatro Bandeu dal nome del fondatore e proprietario. Andato a fuoco nel 1779, venne riedificato, sempre dalla famiglia Bandeu, e riaperto nel 1781 con un numero superiore di palchi e con l’aggiunta di un ridotto per i nobili, sale da gioco, guardaroba e sale da biliardo nonché una bottega del caffè. Inoltre la facciata ottenne un portico per ricevere le carrozze.
Dopo una serie di cambi di mano nella proprietà, nel 1810 il teatro divenne Teatro di Società, allorquando fu acquistato da una società, composta da una cinquantina di soci privati, che agiva con chiaro e deciso spirito imprenditoriale.
Negli anni seguenti furono apportate tutta una serie di migliorie all’esterno e l’apertura di nuovi spazi tra i quali, dal 1863, il Casino del teatro inizialmente aperto solo agli aristocratici e dal 1871 anche agli esponenti della “civile società”.
Nel 1899, il 4 novembre, il teatro riaprì con la rappresentazione dell’Aida di Verdi. Il teatro, negli anni successivi vide progressivamente ridurre l’attività fino alla chiusura dello stabile avvenuta, per ragioni di sicurezza, nel 1932.
La ristrutturazione venne, quindi, affidata ad Umberto Curzi, architetto razionalista, e quando il 15 febbraio 1938 viene inaugurato il nuovo “Cine-teatro Verdi” lo stabile, rimasto invariato all’esterno, appare completamente trasformato all’interno, divenuto ormai un contenitore plurifunzionale che, nel tempo, vedrà prevalere la destinazione a cinematografo. Uso che verrà mantenuto, anche durante tutto il secondo dopoguerra fino a quando la crisi dei cinematografi, che incominciò a manifestarsi dai primi anni ’70, porterà nel 1986 gli ultimi gestori privati a cedere il complesso del Verdi all’Amministrazione comunale, la quale, tra molte difficoltà, manterrà lo stabile aperto fino al 1993.
Il resto è storia recente, con i lavori dell’ultima ristrutturazione al termine della quale (aprile 2002) il teatro assume l’aspetto attuale.